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Nuove aliquote IVA ed IRPEF

Nuove aliquote IVA ed IRPEF

Modifiche introdotte dalla Legge di stabilità

Con il recente Consiglio dei Ministri il Governo, ha abbassato di un punto percentuale le aliquote irpef dei due primi scaglioni di reddito e ha aumentato di un punto l’iva ordinaria e quella ridotta. La doppia manovra ha una finalità condivisibile nell’ottica di un alleggerimento della pressione sul lavoro, compensato da un incremento di quella sugli acquisti di beni e di servizi (spostare in pratica la tassazione dal reddito prodotto a quello consumato), ma certamente rischia di avere un effetto reale nullo, principalmente per due ordini di motivi, metodologico il primo e congiunturale il secondo.

Il primo motivo va ricercato nelle modalità operative con cui il Governo ha cercato di ridurre la pressione fiscale; l’abbattimento di un punto percentuale produrrà al contribuente, con reddito inferiore ai 28.000 euro annui, un risparmio medio d’imposta del 4%.
Data la progressività del nostro sistema fiscale, la riduzione riguarderà l’intera platea dei contribuenti, anche quelli con redditi molto alti, che vedranno una riduzione d’imposta per la prima parte del proprio reddito.
Il discorso si complica se all’analisi andiamo ad aggiungere la variabile dei carichi di famiglia e delle detrazioni per lavoro dipendente, che nel caso dei bassi redditi, come ad esempio quelli ricompresi nel primo scaglione irpef, vanno ad annullare l’imposta; in buona sostanza la riduzione delle prime due aliquote irpef rischia di avere somma algebrica zero.
Il secondo motivo è legato all’attuale contesto congiunturale che vede un tasso d’inflazione reale attestato al 4,7% annuo e consumi in caduta libera; in questo scenario l’aumento delle aliquote iva investirà in pieno il paniere dell’italiano medio: abbigliamento, telefonini, auto e carburante, vino,  sigarette, passeranno dall’iva al 21% all’iva al 22%; energia, tè e caffè, pizzerie e ristoranti, passeranno dal 10 all’11%. 
Gli effetti conseguenti all’aumento delle aliquote iva, ordinaria e ridotta, avranno importanti riflessi sui consumi, già mortificati dalla recessione e dall’inasprimento fiscale, imu in testa; la maggiorazione iva rischia di trasferirsi direttamente sui prezzi al pubblico, generando effetti inflazionistici ancora difficilmente quantificabili.
A questo scenario dobbiamo aggiungere la “rimodulazione di alcune tax expenditures”, con cui il Governo modifica franchigia e plafond delle detrazioni d’imposta; nella prossima dichiarazione dei redditi la franchigia per gli oneri detraibili salirà a 250 euro e sarà fissato a 3.000 euro il tetto massimo delle detrazioni ammissibili. Queste due manovre non interesseranno i contribuenti con reddito inferiore ai 15.000 euro annui.

articolo a cura di

Roberto Di Carlo